Tutto scorre - Greta Bassotti

Apparso per la prima volta sul grande schermo nel 2020, “Nomadland” è un potentissimo adattamento del libro della giornalista Jessica Bruder da parte della regista Chloé Zhao. L’interpretazione magistrale di Frances McDormand, incorniciata dalla crisi economica del 2008, permette allo spettatore di immergersi completamente nella vita dei nomadi negli Stati Uniti d’America. Quando ormai non ti rimane più niente, quando la morte ti ha portato via una persona cara, quando tutta la tua vita, le tue memorie ed il tuo passato sono contenuti in un furgone in perenne movimento, si è ancora in grado di ritrovare la propria felicità? Di essere liberi? “Nomadland” rappresenta attraverso la formula del roadtrip americano la vita di Fern, una donna che, a seguito della morte del marito e della crisi economica che la porterà a perdere il lavoro, si ritroverà costretta ad una vita nomade e a confrontarsi con tutte le difficoltà che questo tipo di esistenza comporta ma anche con le numerose e profonde amicizie che formerà lungo la strada. Il film ci offre una visione introspettiva e realistica di una vita scandita dall’instabilità lavorativa e relazionale, da una costante ricerca di un qualcosa che vada ad affievolire il dolore di un lutto ancora non superato, evidente dal costante rifiuto della donna di una dimora stabile nonostante le numerose proposte da parte di familiari e persone incontrate nel suo viaggio. Lo spettatore, durante la visione, è portato a chiedersi tuttavia quanto sia frutto di una scelta personale e quanto invece nasca dalla necessità interiore di fuggire da una vecchia routine ormai portatrice di ricordi troppo dolorosi. Nonostante le numerose avversità presentate durante tutta la durata della storia è messo in forte risalto il valore umano acquisito durante un’esperienza di questo tipo, infatti in contrapposizione a quello che la vita le riserva, Fern trova sempre qualcuno pronto ad aiutarla. Interessante è il contrasto tra la totale libertà della protagonista, spinta a livello cinematografico anche dalle ampie riprese dell’entroterra americano volte appunto ad avvalorare le numerose possibilità che esso offre, e la sostanziale dipendenza che essa ha dai lavori temporanei di cui si occupa, dalle condizioni climatiche dei luoghi in cui sosta e dal furgone stesso, la sua casa, che ha costante bisogno di manutenzione. Un’esperienza visiva toccante che si conclude con una lunga ripresa del furgone di Fern, allontanatosi ormai dalla casa, dove un tempo viveva con suo marito, che la donna aveva finalmente trovato il coraggio di visitare dopo molti anni. Mentre le ruote la portano nuovamente lontana da tutto ciò che aveva sempre conosciuto si rimane con la fervente curiosità di sapere se, finalmente lasciatasi alle spalle il dolore provato, avendo affrontato il luogo dove tutto era accaduto, Fern sarà in grado di trovare pace o se invece questo ciclo ricomincerà, portando con sé altre sofferenze, altre conoscenze, altre avventure. “Mio padre diceva: ciò che viene ricordato vive. Forse ho passato troppo tempo della mia vita... solo a ricordare.” -Fern

Nomadland movie poster with person holding lantern at sunset, open field background.
Poster for "Terra e Libertà" by Ken Loach featuring a group of five people holding rifles in a sepia-toned photograph, with a silhouette of a soldier holding a flag above the film title.