Vivere ai margini, trovare se stessi, sfidare il mondo - Marco Bergonzini
Un viaggio silenzioso attraverso l'America contemporanea: "Nomadland" diretto da Chloé Zhao, vincitore di premi internazionali, riflette sulla solitudine, la libertà e la resilienza umana. Il film Nomadland, ispirato al libro di Jessica Bruder, segue la storia di Fern, una donna che, dopo aver perso tutto durante la Grande Recessione, sceglie di vivere come una nomade moderna negli Stati Uniti occidentali. Il suo furgone diventa una casa su ruote, un simbolo di indipendenza e, al contempo, una barriera sottile tra lei e il mondo che l'ha lasciata indietro. Non è una semplice narrazione, ma un'esplorazione profonda di temi universali: la libertà individuale, la vulnerabilità economica e il significato della comunità in un'epoca di isolamento sociale. Chloé Zhao riesce a mescolare realtà e finzione, arruolando veri nomadi per arricchire la trama e donare autenticità ai racconti di vita che emergono lungo il percorso. Frances McDormand, straordinaria nella sua interpretazione, incarna Fern con un'intensità che cattura ogni sfumatura della sua solitudine e della sua forza. La fotografia del film, firmata da Joshua James Richards, ritrae paesaggi sconfinati e deserti, sottolineando il contrasto tra la bellezza naturale dell'America e la durezza della vita nomade. Il film non si limita a raccontare una storia, ma invita a riflettere sul significato di casa e appartenenza in una società che spesso misura il valore umano in termini di produttività. La libertà, seppur affascinante, si rivela un cammino solitario e pieno di sfide. L'assenza di una colonna sonora invadente e il ritmo contemplativo del film permettono allo spettatore di immergersi pienamente nell'esperienza di Fern, rendendolo testimone silenzioso della sua ricerca di equilibrio tra il passato e il presente. In definitiva, Nomadland non offre risposte facili né giudizi, ma si limita a raccontare vite che cercano dignità ai margini della società. Un'opera che merita di essere vista non solo per la sua bellezza cinematografica, ma per la sua capacità di sollevare domande fondamentali sul nostro modo di vivere e relazionarci con il mondo.