Niente titolo - Antonio Giulio Botto
Uno dei temi centrali del film è il modo in cui la società impone regole ferree sulle relazioni sentimentali, arrivando a sanzionare chi non si conforma. Nel mondo di The Lobster, essere single non è un'opzione accettabile: chi è senza un partner viene mandato in un hotel dove ha un tempo limitato per trovare l’anima gemella, pena la trasformazione in un animale. Questa struttura richiama le pressioni che la società esercita nella vita reale sugli individui affinché trovino un compagno, spesso considerato un prerequisito per la felicità e l'accettazione sociale.
Il film porta all’estremo questo concetto, mostrando un mondo in cui la singletudine è criminalizzata e l’amore è ridotto a una questione meccanica, priva di autenticità. La necessità di trovare un partner non è dettata da un desiderio genuino, ma da un obbligo imposto dall’alto, in cui la relazione diventa una condizione di conformità e non un atto spontaneo. Il regista evidenzia così l’ossessione contemporanea per le relazioni, mostrando quanto sia soffocante un sistema che vincola la felicità individuale alla necessità di un legame di coppia.
Un altro elemento fondamentale del film è la modalità con cui le persone vengono spinte a formare coppie. Nel mondo di The Lobster, le relazioni si basano su criteri arbitrari e superficiali: i personaggi cercano partner con cui condividono tratti fisici o comportamentali (come la miopia o le epistassi frequenti) invece che affinità emozionali o intellettuali. Questo riflette una critica all’idea moderna di compatibilità, spesso semplificata attraverso schemi standardizzati, come quelli utilizzati dalle app di incontri o dalle norme culturali che stabiliscono cosa rende una relazione “ideale”.
Lanthimos suggerisce che questa logica riduttiva porta alla costruzione di relazioni fittizie, in cui l’apparente somiglianza diventa il principale collante, a scapito di una connessione autentica. Il risultato è che i personaggi nel film si impegnano a costruire un’identità basata su questi tratti specifici piuttosto che su ciò che realmente sono, fino al punto di fingere difetti fisici o caratteristiche comportamentali per potersi adeguare al sistema.
Se da un lato la società impone la vita di coppia come unica opzione valida, dall’altro il film presenta un gruppo di ribelli – i Solitari – che promuovono una filosofia diametralmente opposta: chiunque si innamori è punito severamente. Questo crea una dicotomia in cui entrambe le visioni sono estreme e oppressive, sottolineando come qualsiasi ideologia portata all’eccesso limiti la libertà individuale.
L’hotel rappresenta una società iper-controllata, in cui la felicità è definita dalla presenza di un partner e la vita da single è vista come una condizione anormale e da correggere. I Solitari, d’altro canto, rifiutano qualsiasi tipo di relazione amorosa, considerandola una debolezza. Questa contrapposizione evidenzia un tema ricorrente nel film: l’imposizione di regole assolute sulla vita emotiva delle persone porta sempre alla repressione e alla perdita di autenticità. Il protagonista, trovandosi a navigare tra queste due realtà, si confronta con il dilemma della libertà: è possibile vivere un amore autentico in un mondo che cerca costantemente di regolamentarlo?
Nel contesto distopico di The Lobster, l’amore autentico diventa un atto sovversivo. Il protagonista trova un legame sincero in un mondo in cui le relazioni sono imposte o vietate, ma anche questo rapporto viene ostacolato dalle regole imposte dalla fazione a cui appartiene. La sua storia suggerisce che il vero amore non può essere incasellato in strutture precostituite e che la ricerca della connessione umana è, per sua natura, una forma di resistenza contro le norme sociali.
La relazione tra il protagonista e la donna miope si sviluppa nonostante le restrizioni imposte da entrambe le fazioni, suggerendo che il sentimento sincero si colloca al di fuori di qualsiasi sistema, sfidando sia l’obbligo della coppia forzata che la repressione della solitudine imposta dai Solitari. Tuttavia, il finale ambiguo del film lascia aperto un interrogativo essenziale: fino a che punto siamo disposti a cambiare noi stessi per adattarci a una relazione? La scena conclusiva suggerisce che persino l’amore più autentico può essere condizionato dalle aspettative sociali e dalle convenzioni imposte dall’esterno.
Un aspetto simbolico centrale nel film è la trasformazione in animale come punizione per chi non riesce a trovare un partner. Questo elemento può essere interpretato come una metafora della disumanizzazione: la società non tollera l’individualità e chi non si conforma viene privato della propria identità umana.
Il protagonista sceglie di diventare un’aragosta, un animale che vive a lungo e rimane fertile per molti anni. Questa scelta riflette il desiderio di autodeterminazione e di conservazione della propria identità, anche all’interno di un sistema repressivo. La trasformazione rappresenta quindi un’allegoria più ampia: quando la società impone regole troppo rigide, gli individui finiscono per perdere la propria umanità, adattandosi passivamente a un destino deciso da altri.
The Lobster non è solo un film distopico, ma una profonda analisi delle dinamiche sociali moderne. Attraverso uno stile minimale, un uso peculiare del linguaggio e una narrazione grottesca, Lanthimos critica la standardizzazione dell’amore, la pressione sociale sullo status di coppia e la rigidità delle norme che regolano le relazioni. Il film mette in discussione il concetto stesso di felicità imposta, mostrando come la società cerchi di inquadrare l’amore in modelli precisi che finiscono per soffocare la libertà individuale.
Alla fine, The Lobster non fornisce risposte definitive, ma invita lo spettatore a riflettere su una domanda fondamentale: fino a che punto la società influenza le nostre relazioni e il nostro modo di amare? E, soprattutto, esiste un modo per vivere l’amore al di fuori delle strutture imposte dall’esterno? Il film ci lascia con l’inquietante consapevolezza che, in un modo o nell’altro, siamo sempre condizionati da regole invisibili che limitano le nostre scelte più intime.