45 giorni per innamorasi - Sabina Artissi

“The Lobster”, diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos, è un’opera che sfida le convenzioni narrative e visive del cinema tradizionale, offrendo una visione cupa, assurda e profondamente distopica delle relazioni umane e delle pressioni sociali. “The Lobster” di Yorgos Lanthimos esplora una realtà distopica in cui la società impone che tutti abbiano un partner, pena l’internamento in una struttura adibita specificatamente all’accoppiamento. Il titolo della proiezione, “l’aragosta”, deriva dall’animale in cui il protagonista David decide di trasformarsi al termine dell’eventuale infruttuosa permanenza di 45 giorni: questa è infatti la pena a cui sono condannati coloro che durante il loro soggiorno non riescono a trovare l’amore. Questo pretesto surreale, che viene presentato come una normalità, evidenzia l’irrazionalità insita nelle strutture sociali. In questo senso, il film può essere considerato il lascito del teatro dell’assurdo, il movimento artistico nato a metà del XX secolo, con autori come Samuel Beckett, Eugène Ionesco e Harold Pinter. Paradossale, grottesco, disturbante: sono tutti aggettivi calzanti. Lanthimos adotta uno stile diretto, crudo. Gli elementi della regia al confine col macabro che potrebbero passare per sadismo, rappresentano in realtà un’esplorazione dei limiti della concezione umana. Una simile scenografia, in contrasto con una recitazione asettica, quasi meccanica, e inquadrature algide, perfette, immergono lo spettatore in un clima di straniamento e alienazione soffocante. Come Kubrick, Lanthimos utilizza una composizione visiva precisa e simmetrica, creando immagini che trasmettono un senso di controllo e oppressione, clima enfatizzato dall’incedere quasi impercettibile della telecamera. Nel mondo di The Lobster, l’amore non è un’esperienza spontanea e intima, ma un obbligo sociale. Lanthimos suggerisce che, in questo contesto, l’amore autentico diventa quasi impossibile, poiché le relazioni si trasformano in una corsa contro il tempo per evitare una punizione. Eppure, quando nella seconda parte del film, David si unisce ai ribelli "Solitaries", presso i quali vige la ferrea regola di non innamorarsi, la situazione non migliora: entrambe le opzioni privano l’individuo della possibilità di esprimere liberamente la propria identità o i propri desideri. Non si tratta più di scegliere la libertà ma la prigionia più piacevole.